La Firenze dei rifugiati. Urgente tutelare i migranti forzati più vulnerabili e garantire una possibilità di iscrizione anagrafica all’interno degli stabili occupati. | Medici per i Diritti Umani

La Firenze dei rifugiati. Urgente tutelare i migranti forzati più vulnerabili e garantire una possibilità di iscrizione anagrafica all’interno degli stabili occupati.

MEDU presenta i dati relativi all’attività di assistenza socio-sanitaria in favore dei rifugiati in condizione di precarietà abitativa nella città di Firenze. Nei mesi tra novembre 2013 e aprile 2014 sono state svolte 46 uscite con 215 visite a 160 pazienti. 170 persone sono state informate in tema di regolarizzazione sanitaria e uso dei servizi pubblici, 129 persone sono state inviate ai servizi, 51 delle quali sono state fisicamente accompagnate. Se solamente il 30% circa dei migranti forzati permane stabilmente a Firenze, il 63,95% tenta il passaggio verso altri Pesi europei, pur essendo titolare di protezione internazionale in Italia ed obbligato a permanervi. Circa il 7%, invece, risulta in transito verso il nord Europa non essendo stato precedentemente identificato nel nostro Paese. Pur essendo per il 25% privi di alcun documento sanitario, quasi il 92% degli utenti che vivono la marginalità del capoluogo fiorentino arriva da una precedente esperienza di accoglienza istituzionale. Tra gli utenti incontrati, una grande difficoltà nella presa in carico riguarda proprio quel 15% che appartiene ad una delle categorie vulnerabili maggiormente bisognose di assistenza, in particolare genitori soli con figli, soggetti con patologie croniche gravi, persone affette da handicap o con gravi disturbi di salute mentale. Con l’entrata in vigore del Piano Casa 2014, infine, viene estesa a livello nazionale la pratica già messa in atto dal Comune di Firenze di non concedere l’iscrizione anagrafica a coloro che vivono all’interno di stabili occupati illegalmente, con la conseguenza di privare i rifugiati dei loro più elementari diritti sociali, a partire da quel diritto alla salute per cui esiste una parità di trattamento con il cittadino italiano.

foto comunicato 20 giugno

“Quando sono partito avevo diciotto anni e andavo a scuola.
Ma c’era la guerra.
La gente che spara quando vede un ragazzino ti prende per forza e ti da le armi ”
Testimonianza di un rifugiato, Firenze, Giugno 2014

Firenze, 19 giugno 2014 – I rifugiati, coloro che fuggono le guerre, la violenza e le persecuzioni nel proprio paese hanno diritto a ricevere protezione, ancor prima che in base al diritto internazionale e alla legge italiana, per un elementare principio di umanità. Nel corso di quest’anno stiamo assistendo a un forte incremento del numero di migranti forzati che giungono nel nostro Paese, in particolare di coloro che – provenienti prevalentemente da Eritrea, Siria, Somalia – affrontano un viaggio estremamente rischioso nel Canale di Sicilia con imbarcazioni di fortuna. Di fatto oggi questa parte del Mediterraneo è il tratto di mare più pericoloso del mondo. Dall’inizio del 2014, con l’operazione Mare Nostrum in corso, sono oltre cinquantamila i migranti giunti dalle coste del Nord Africa nel Sud Italia e in particolare in Sicilia. E’ un dato evidente che questa umanità accomunata dal medesimo destino di violenze subite, sia nei paesi da cui fugge sia durante il percorso per raggiungere l’Europa, ha pieno titolo a ricevere protezione da parte delle comunità internazionale, ed è altrettanto palese che all’interno di questa umanità vi sono coloro la cui meta finale del viaggio è l’Italia e coloro che dal nostro territorio sono in transito verso altri paesi europei. Entrambi questi gruppi di persone hanno evidentemente diritto a ricevere quel minimo di assistenza e protezione che le loro condizioni di sofferenza e vulnerabilità richiedono.

Nei mesi intercorrenti tra novembre 2013 e aprile 2014 i 40 volontari del progetto “Camper per i diritti” a Firenze (medici, infermieri, psicologi, antropologi, giuristi, sociologi) hanno prestato la loro attività di assistenza socio-sanitaria ai migranti forzati prevalentemente presso gli stabili occupati di via S.Slataper e dei magazzini dell’ex Ospedale Meyer.In tali contesti vivono complessivamente circa 250 rifugiati, un numero tendenzialmente corrispondente a quelli accolti all’interno di percorsi istituzionali nella stessa città (SPRAR e Centro Paci).

Coloro che hanno ricevuto informazioni e assistenza dagli operatori MEDU sono per lo più uomini (92%), molto giovani (il 55,7% ha tra i 18 e i 30 anni, il 4,43% è minore) e per il 90% di nazionalità somala e per il 6% etiope. Esiste altresì un numero considerevole di rifugiati di nazionalità eritrea, molto cauti ad avere contatti con l’esterno in considerazione del clima di controllo instaurato dalla dittatura presente nel loro Paese di origine. La maggior parte degli utenti, circa il 60 %, è sul territorio italiano da più di 2 anni, il 25% tra uno e due anni. Nonostante questa tendente stanzialità delle presenze, il 63% si considera in orbita, il che significa che pur essendo titolare di protezione internazionale rilasciata dall’Italia e quindi obbligato a permanervi, ha effettuato o effettuerà uno o più tentativi per raggiungere altri Paesi europei dove le condizioni di accoglienza sono migliori e dove solitamente può ricongiungersi con parenti o amici. Nella quasi totalità dei casi questi rifugiati vengono respinti nuovamente nel nostro Paese a seguito della loro identificazione, per la quale possono essere necessari anche diversi mesi di tempo. Il 7%, degli utenti invece rappresenta un fenomeno relativamente nuovo per la città di Firenze, essendo da considerarsi migranti in transito. Queste persone rimangono in qualche modo nascoste all’interno degli stabili occupati in attesa di organizzare il proprio viaggio verso altri Paesi europei dove hanno una buona probabilità di rimanere, non essendo mai stati identificati e foto segnalati dalle autorità italiane. Molti di essi sono sbarcati nel nostro Paese di recente, sono di età molto giovane e diversi di loro sembrano essere minorenni.

Pur essendo nel 98% dei casi già stati precedentemente accolti in percorsi di accoglienza istituzionali (Centri Accoglienza per Richiedenti Asilo, Sprar, Centri ministeriali, ecc…), il 25% dei pazienti non era in possesso di alcun documento sanitario al momento della prima visita e solamente il 50% risultava essere iscritto al Servizio Sanitario regionale. Il quadro sanitario dei rifugiati assistiti dall’unità mobile di MEDU è quello di una popolazione con problemi di salute legati nella gran parte dei casi alle pessime condizioni alloggiative ed igienico-sanitarie in cui sono costretti a vivere in Italia (patologie dell’apparato digerente 8,6% e respiratorio 16,4%) nonché alle condizioni estreme del viaggio e ai trattamenti inumani e degradanti, e sovente alle vere e proprie torture, subite nel proprio paese o durante il tragitto per raggiungere l’Europa (8,1%).
La condizione di precarietà socio-abitativa viene a colpire in particolare le categorie più vulnerabili presenti tra i rifugiati, che hanno rappresentato il 15% dei pazienti presi in carico: genitori soli con figli, soggetti con patologie croniche gravi, persone affette da handicap o con gravi disturbi di salute mentale. In violazione di quanto stabilito dalla normativa internazionale, molto spesso proprio la complessità della loro situazione di vulnerabilità porta ad una maggiore difficoltà di inserimento e permanenza nelle strutture di accoglienza specificamente deputate, in considerazione del numero limitato dei posti a disposizione e della alta competenza richiesta, nonché della notevole distanza che spesso esiste dal territorio di dimora. Medu ha svolto un lavoro continuativo e molto complesso in particolare con i pazienti affetti da patologie psichiatriche, con un intervento di monitoraggio a bassa soglia e di collegamento ai servizi socio-sanitari. Relativamente a questa problematica, che rappresenta comunque la punta di un iceberg che vede alla base uno stato diffuso di sofferenza psicologica degli utenti, Medu uscirà a breve con uno specifico rapporto che vuole essere materiale di riflessione sul tema.

L’8,6% della casistica trattata dagli operatori MEDU riguarda infine le malattie infettive. Grazie alla stretta collaborazione esistente con il Dipartimento di Salute Pubblica della Asl 10 di Firenze, i sospetti diagnostici sono stati prontamente segnalati e trattati opportunamente. E’ allo studio con lo stesso Dipartimento la redazione di protocolli unificati per la presa in carico delle malattie infettive nei contesti di marginalità, linee guida che possano aiutare chiunque operi sul territorio regionale contribuendo a superare situazioni che per loro natura (condizioni igienico-sanitarie, capacità economica, rete familiare o amicale, pregiudizi culturali) non sono equiparabili alla cosiddetta “normalità” abitativa e sociale.

Da ultimo, MEDU rileva con grande preoccupazione la recente approvazione da parte del Parlamento della norma, contenuta nell’art.5 del Piano Casa 2014, che nega la possibilità di iscrizione anagrafica per coloro che occupino abusivamente un immobile.
La misura adottata istituzionalizza e generalizza una pratica, più volte denunciata da MEDU e da altre organizzazioni del terzo settore, già da tempo messa in atto dal Comune di Firenze (vedi il rapporto Rifugiati a Firenze). Quest’ultimo, peraltro, non consente a tutt’oggi di ovviare a tale barriera amministrativa nemmeno concedendo la possibilità di residenza con l’indicazione di una via fittizia, pratica in uso nel passato e adottata attualmente da molti importanti Comuni italiani.
La necessità di stabilirsi all’interno di stabili occupati è una conseguenza dell’insufficienza e dell’inefficacia del sistema di accoglienza per i migranti forzati nel nostro Paese. Di fatto la mancata iscrizione anagrafica, oltre a tradursi nella difficoltà per le Istituzioni a monitorare le reali presenze sul proprio territorio, priva il cittadino dei suoi più elementari diritti sociali, a partire da quel diritto alla salute in relazione al quale è previsto un obbligo di iscrizione al SSN per i richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale. Ciò significa impossibilità di attribuzione di un medico di medicina generale, con un ricorso sistematico e dispendioso dal parte del sistema al Pronto soccorso ospedaliero, e l’impossibilità di un aggancio sul territorio per la presa in carico socio-sanitaria in generale (trattamenti riabilitativi, trattamento delle patologie croniche gravi, accoglienza per persone affette da disturbi mentali in primis).
Se, infatti, in fase di prima iscrizione il SSR toscano consente una autocertificazione della dimora abituale, ciò non risulta più possibile trascorso il primo anno o più in generale al momento della scadenza del permesso di soggiorno.
In sintonia con quanto denunciato dalla stessa Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR), MEDU auspica dunque la garanzia di iscrizione anagrafica per tutte le persone vulnerabili che si trovano a dover vivere all’interno di edifici occupati e l’individuazione di adeguate soluzioni di accoglienza e integrazione per i numerosi rifugiati costretti nel nostro Paese a vivere in condizioni di grave precarietà abitativa.

Ufficio stampa – 3343929765 / 0697844892
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Medici per i Diritti Umani (MEDU) organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale, fornisce dal 2006 assistenza e orientamento socio-sanitario ai rifugiati in condizioni di precarietà nell’ambito del progetto Un Camper per i Diritti nelle città di Roma e Firenze.

Tipo di documento: Comunicati stampa