La storia di M. | Medici per i Diritti Umani

La storia di M.

M. è un ragazzo somalo di 23 anni, incontrato da MEDU nell’ottobre del 2012. Durante un’uscita dell’unita’ mobile agli operatori viene chiesto di visitare uno scantinato, dove M. viene trovato a vivere in condizioni igieniche drammatiche. E’ evidente uno stato di sofferenza psichica, M. risponde a poche domande, principalmente con un si o con un no, non ricorda da che paese viene e da quanto tempo stia vivendo in quei locali. I suoi compagni raccontano che è sempre tranquillo, a volte si spoglia completamente ma non ha mai fatto male a nessuno. Da quel momento inizia da parte dello staff di MEDU una lenta ricostruzione della sua storia, che non è possibile raccogliere direttamente da lui. Si scopre che M. è stato ospitato in passato dal centro Paci nel corso delle procedure per un rimpatrio che sembra essere stato precedentemente richiesto da lui. Ha successivamente tentato di continuare il viaggio verso la Svezia ed è poi tornato nel nostro paese nelle condizioni psicologiche in cui si trova attualmente. Al suo ritorno M. viene nuovamente ospitato dal centro in maniera informale, da dove frequentemente scappa e dove si rende protagonista di spiacevoli episodi di piccoli danneggiamenti alle strutture e disturbo agli operatori. M. se ne vuole andare da lì, viene rilasciato con tutta la documentazione alla mano e arriva all’edificio dove incontra MEDU. Non è chiaro agli operatori dove sia il suo permesso di soggiorno, non si riesce a rintracciare una diagnosi effettuata dai servizi ospedalieri di salute mentale che lo hanno trattenuto più di una volta per le cure urgenti. M. si muove liberamente nella città ed il suo stato mentale peggiora. Ad un certo punto sparisce di nuovo. E’ in carcere, dicono i compagni, è salito su un automobile scappando per pochi metri. MEDU continua ad inseguire notizie che lo riguardino contattando i servizi e i mediatori culturali che con lui hanno avuto a che fare. Quando viene nuovamente rintracciato nello stesso edificio occupato, dopo poche settimane, il filo porta a rintracciare l’avvocato che lo ha seguito al momento dell’arresto. riferisce che M. ha scassinato una serie di automobili, è stato arrestato ma è stato immediatamente rilasciato a seguito di una perizia che lo ha dichiarato totalmente incapace di intendere e di volere. Una mediatrice culturale che lo ha seguito in passato nel centro è in possesso di una copia del suo permesso di soggiorno. lei riferisce di avere anche contattato la famiglia di M., che lo rivorrebbe indietro, convinta che il rientro a casa lo farebbe tornare come era prima. Lui, nel frattempo, continua a rimanere nel suo scantinato, senza parenti o amici di riferimento, si rende protagonista di un pericoloso episodio di rissa, la sua agitazione sembra avere una escalation, cresce l’insofferenza delle persone che con lui vivono nello stabile, dalle quali subisce anche un pregiudizio legato al clan di appartenenza nel paese di origine. E’ difficile immaginare ora quale sarà l’evolversi della storia di M. a Firenze. In considerazione del suo stato di grave fragilità, MEDU, dopo avere recuperato la perizia che certifica il suo stato mentale, cercherà di affidarlo ai servizi competenti.