Prima tappa: Calabria | Medici per i Diritti Umani

Prima tappa: Calabria

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UNA NOTTE A ROSARNO

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Una notte a Rosarno

Piana di Gioia Tauro, settemila ettari di agrumeti e gli ulivi più alti del Mediterraneo, Marzo 2014

Questa serata di attività si è allungata nella notte poiché, oltre alle normali visite mediche, il team di MEDU – Giulia da Venezia, coordinatrice, Serena da Fucecchio, medico, Boubker dal Marocco e Lamine dal Senegal, mediatori culturali – ha distribuito un centinaio di sacchi a pelo termici ai braccianti africani sparsi tra i casolari abbandonati di Rizziconi e Taurianova. La nostra guida è stata Ciccio da Drosi, qualche migliaio di anime nel cuore della Piana, un uomo raro che conosce ogni casolare ma soprattutto conosce ancora meglio i ragazzi che li abitano durante la stagione della raccolta degli agrumi. Li segue da anni e da anni gli da una mano. Quando incontri Ciccio la prima cosa che sperimenti è l’accoglienza, sia che tu venga dal Burkina Faso sia che tu arrivi da Roma.

Le visite dunque sono terminate ma veniamo chiamati da un ragazzo senegalese che ha accusato un forte e improvviso dolore alla schiena. Decidiamo dunque di andarlo a visitare e con il nostro camper-ambulatorio ci incamminiamo sulla strada statale 18, la Nazionale, passiamo Rosarno e arriviamo nei pressi della casa abbandonata dove si trova Sédar. Il ragazzo ci aspetta sul ciglio della strada portato in spalla da due suoi compagni. In effetti il sentiero che porta al casolare è stretto e dissestato e non è possibile entrarci con la clinica mobile. Prendiamo dunque la borsa medica e ci avviamo insieme ai braccianti verso l’edificio che è il loro rifugio. Nell’oscurità “la casa” non si distingue bene, in particolare non si capisce se è un vecchio rudere colonico oppure uno di quei numerosi edifici moderni, costruiti a caso, inesorabilmente inconclusi.

Questa notte di case distrutte ne abbiamo visitate parecchie, piccole costruzioni ingoiate dagli aranceti e dall’umidità, stanzoni riempiti all’inverosimile di uomini ammassati come nelle celle delle carceri russe.Crediamo di aver sperimentato un certo limite della sopportazione abitativa ed esistenziale. Ma ci sbagliamo. Questo edificio sembra diviso sostanzialmente in due stanze abitate da giovani migranti sub-sahariani. Entrambi gli ambienti di pochi metri quadrati sono dotati di una porta senza porta e di una finestra senza finestra. Entrando si ha come la sensazione di addentrarsi in una grotta. La luce debolissima proviene da alcune candele che lasciano intravedere alcuni vecchi materassi, un po’ di legna e, sul suolo di terra, le poche cose necessarie per improvvisare una cena.

Sédar è molto sofferente, lo invitiamo dunque a sdraiarsi sul suo giaciglio mentre Serena gli pratica un’iniezione di anti dolorifico. “Colpo del strega”, una jattura per chi come Sédar raccoglie mandarini e arance senza contratto, senza congedo malattia, per pochi euro al giorno. Il suo corpo, come la barca dei Malavoglia e la bicicletta di Antonio in Ladri di Biciclette non può mancare. Pena un dolore più sordo della sua lombo-sciatalgia. Ci allontaniamo raccomandando riposo a Sédar (la peggior cosa che lui si possa sentir dire..) mentre la campagna tutta intorno, senza i magnifici colori della luce del giorno, sembra cingere soffocante e spettrale la casa dei braccianti. O più semplicemente è l’impotenza e il nostro stato d’animo a farla percepire tale. Penso al concetto di salute fisica, psichica e sociale solennemente promosso dall’OMS, stampato su tutti i libri di medicina. Qui c’è la sua negazione. Riprendiamo di nuovo la Nazionale, ora deserta, per ritornare verso Drosi mentre in lontananza appaiono, uniche luci sul nostro cammino, le gru del porto di Gioia Tauro.

Alberto Barbieri, medico



Medici per i Diritti Umani (MEDU) ha avviato a gennaio 2014 il progetto “TERRAGIUSTA. Contro lo sfruttamento dei lavoratori migranti in agricoltura” in collaborazione con l’ Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e il Laboratorio di Teoria e Pratica dei Diritti (LTPD) del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre. Il progetto è realizzato con il supporto della Fondazione Charlemagne, di Open Society Foundations, della Fondazione con il Sud e della Fondazione Nando Peretti.


Per un maggior approfondimento si veda :

Terragiusta. Campagna contro lo sfruttamento dei lavoratori migranti in agricoltura.