Quarta tappa: Calabria | Medici per i Diritti Umani

Quarta tappa: Calabria

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CALABRIA REWIND

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Calabria rewind - MEDU
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Piana di Gioia Tauro, novembre 2014

“Vieni con me, c’è un ragazzo che sta male”. Don Roberto mi stringe il braccio trascinandomi tra i filari di tende blu. “Bentornata a Rosarno”, mi dico. Poi, seguono le parole. “Lo sa, Don Roberto. Io non sono un medico. Forse dovremmo…”. Troppo tardi, siamo già davanti a P., disteso in un materasso gettato a terra di fronte alla sua casa: una tenda del Ministero degli Interni nella tendopoli di San Ferdinando. Si stringe la pancia, dimenandosi come un pesce fuori dall’acqua. “Ho già chiamato l’ambulanza, dovrebbero essere qui a minuti”, dice Don Roberto guardando quel grande uomo africano accartocciato tra il ghiaino bianco. Mi avvicino per capire cos’abbia mangiato il giorno prima. Ma P. sta già vomitando sul tessuto che ricopre la sua casa blu. Vomita la carne mal cotta sulle lamiere e sul fuoco che odora di plastica bruciata. Vomita l’alcool che beve per trasformare il degrado, “così la tendopoli mi sembra un posto migliore”. Vomita il lavoro che non c’è e che, quando c’è, è privo di contratto e di un salario degno. Secondo i dati raccolti da Medu la scorsa stagione, oltre il 70% dei lavoratori intervistati ha un regolare permesso di soggiorno, ma quasi il 90% lavorava in nero per circa 25 euro al giorno.

Nella Piana di Gioia Tauro non è cambiato nulla. Anzi, si è forse tornati indietro. Se alcuni cittadini di buona volontà cercano di portare supporto come possono, le istituzioni latitano. Nella tendopoli sono state sradicate le baracche costruite nell’ultimo anno per ospitare gli oltre 400 lavoratori che nelle tende blu non ci starebbero
stati. Sono state sradicate senza pensare ad un’alternativa abitativa. A tutto ciò si aggiunge la difficile situazione politica della zona: i Comuni di San Ferdinando e Taurianova – dove un centinaio di braccianti africani vive in un casolare abbandonato senza luce né acqua – sono stati commissariati; la Regione è in attesa del turno elettorale dopo la drammatica gestione della giunta Scopelliti e i sindaci degli altri Comuni della Piana sembrano non voler compromettere le scelte degli elettori.

Ma i lavoratori restano, anzi arrivano. C’è chi dice saranno più dell’anno scorso, a causa della chiusura di altre fabbriche nel centro-nord. Chi dice saranno meno, perché molti, prima di muoversi, aspetteranno notizie sulla situazione lavorativa dai compagni già nella Piana. E queste non saranno migliori della stagione scorsa. Anzi, probabilmente il lavoro sarà meno. “Il blocco del mercato russo sta avendo grande impatto sulle nostre esportazioni”, mi spiega un agricoltore. “Con la chiusura delle frontiere, il mercato italiano non sarà in grado di assorbire la produzione locale di arance, anche perché saremo invasi di agrumi greci e spagnoli, più a basso costo. E questo schiaccerà ancor più i prezzi”.

Si riparte da dove si era iniziato: Piana di Gioia Tauro, Calabria.

Rewind. Si riparte dall’inizio, perché nulla è cambiato.

Giulia, Coordinatrice progetto.



Medici per i Diritti Umani (MEDU) ha avviato a gennaio 2014 il progetto “TERRAGIUSTA. Contro lo sfruttamento dei lavoratori migranti in agricoltura” in collaborazione con l’ Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e il Laboratorio di Teoria e Pratica dei Diritti (LTPD) del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre. Il progetto è realizzato con il supporto della Fondazione Charlemagne, di Open Society Foundations, della Fondazione con il Sud e della Fondazione Nando Peretti.


Per un maggior approfondimento si veda :

Terragiusta. Campagna contro lo sfruttamento dei lavoratori migranti in agricoltura.