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Rapporto Cara di Mineo un modello di accoglienza incompatibile con la dignità della persona.
CARA di Mineo: un modello di accoglienza incompatibile con la dignità della persona.
Il rapporto di Medici per i Diritti Umani
Sovraffollamento. Isolamento della struttura rispetto al territorio. Tempi medi di permanenza di 18 mesi in attesa del completamento della procedura di riconoscimento della protezione internazionale (contri i 35 giorni previsti dalla legge). Mancata iscrizione dei richiedenti asilo al Servizio sanitario nazionale (in contrasto con la normativa vigente). Disfunzioni nella fornitura ed accesso ai servizi di supporto psicologico e legale. Fenomeni di degrado, illegalità e violenza difficilmente gestibili come riconosciuto dalle stesse forze di polizia. Questi alcuni dei problemi più gravi rilevati da MEDU nel centro di Mineo.
L’insieme di tali criticità si ripercuote negativamente sul benessere degli ospiti, ridotti ad un numero e costretti a lunghe file anche per mangiare e per ricevere cure mediche. La relazione che s’instaura tra operatori e migranti accolti non può che essere squilibrata, con il richiedente asilo costretto in una dimensione passiva e disfunzionale di dipendenza dagli operatori. A maggior ragione, il modello del CARA di Mineo si conferma del tutto inadeguato ad accogliere i richiedenti asilo più vulnerabili. Le grandi dimensioni rendono particolarmente problematica l’individuazione e la presa in carico delle persone affette da severi disturbi psichici e delle vittime di trattamenti inumani, degradanti o torture – purtroppo presenti in numero assai rilevante tra i migranti forzati presenti nel centro -, per le quali sarebbe necessario un approccio basato su una maggiore attenzione alla singola persona. D’altro canto, alcune caratteristiche stesse del modello Mineo – condizioni di anonimato, lunghi tempi di attesa e di permanenza, il sentirsi “staccati” dal territorio circostante – rappresentano importanti fattori di rischio per l’insorgenza e l’aggravamento del disagio psichico ed elementi che condizionano pesantemente ogni processo di crescita e di cura.
Il rapporto delinea inoltre gli elementi chiave di un modello alternativo di accoglienza che sia decentrato e costruito su strutture di dimensioni medio-piccole, distribuite in maniera uniforme in tutte le province ed adeguatamente monitorato. Tale modello permette infatti la costruzione di percorsi di autonomia e di cittadinanza basati sulle relazioni con il contesto sociale e con i servizi – sanitari, psicologici, sociali e legali – del territorio, oltre a favorire l’individuazione e l’assistenza dei soggetti più vulnerabili.
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Medici per i Diritti Umani (MEDU), organizzazione umanitaria indipendente, fornisce dal 2006 assistenza e orientamento socio-sanitario ai rifugiati in condizioni di precarietà nell’ambito di differenti programmi. Il progetto “ON.TO: Stop alla tortura dei rifugiati lungo le rotte migratorie dai paesi sub-sahariani verso il Nord Africa” è realizzato con il sostegno dell’Unione Europea e di Open Society Foundations.